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Questione di etica e morale

L’educazione che abbiamo ricevuto fin da piccoli, a prescindere dalla religione, ci insegna che fare del male ad altri esseri viventi è sbagliato e nessuno, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, si sognerebbe di sostenere il contrario.
Analizziamo bene questo fattore ponendoci delle domande: “ Fino a che punto siamo disposti a spingerci per difenderci? Se ne avessimo la possibilità arriveremmo a fare del male all’aggressore in modo tale che questo non sia più in grado di nuocerci? “
Quando poniamo queste domande durante i nostri corsi o nei nostri seminari, molti rispondono che si limiterebbero ad immobilizzare l’aggressore, possibilmente senza fargli del male, non pensando alle conseguenze.



Prendiamo in considerazione l’aggressione da coltello a scopo d’estorsione e poniamo pure che in un attimo di distrazione, da parte del malvivente, il nostro malcapitato riesca in un lampo di coraggio ad immobilizzarlo, poniamo pure che, per sua sfortuna, nei dintorni non ci sia nessuno a cui chiedere aiuto, per quanto tempo potrà tenere fermo il suo aggressore? Alla domanda “A questo punto cosa fate?” solitamente, ci viene risposto che, una volta bloccato l’aggressore gli si intima di restare fermo cercando di farlo calmare, a questo punto si prende distanza da lui e senza girargli le spalle ci si allontana.

Nella stragrande maggioranza dei casi a darci queste risposte sono persone

tranquille che pensano realmente di riuscire a risolvere tali situazioni senza colpo ferire, lungi da loro l’eventuale capacità di far del male a qualcuno.
Ora, noi insegniamo autodifesa e nel nostro metodo non è contemplato né il martirio, né la sublimazione degli atti
eroici, quindi siamo i primi a consigliare di evitare ogni minima reazione se lo scopo dell’aggressore è unicamente quello di rapinarvi.


La prima regola è “Salvaguardare la propria incolumità”.
La questione cambia se, l’aggressore mette a repentaglio, oltre alla nostra vita, anche quella di persone care, allora in questo caso, avendone le capacità, abbiamo il diritto e il dovere di reagire con qualsiasi mezzo a nostra disposizione, in modo tale che l’aggressore non abbia più la possibilità di nuocere a noi e ai nostri cari.
A questo punto riproponiamo la domanda formulata all’inizio: ” Fino a che punto siamo disposti a spingerci per difenderci?”
Io, da libero cittadino, voglio avere il diritto di passeggiare per strada senza che nessuno si prenda la libertà di minacciare me o la mia famiglia, puntandomi addosso un’arma (nel caso specifico parliamo di coltello). Se ciò dovesse succedere io mi sento in diritto di difendermi e se ne ho la possibilità, di rivolgere verso l’aggressore  la sua stessa arma, senza farmi scrupoli etici o morali.

Attenzione! L’articolo 52 del codice penale stabilisce che: La difesa in risposta ad un’aggressione, per poter essere ritenuta “legittima difesa” deve essere pari all’aggressione stessa.

Quindi, chi viene insultato non dovrà reagire in modo cruento ma verbalmente.
Agli schiaffi con le sberle e non certo con un bastone. Di fronte a chi brandisce un arma la difesa potrà essere attuata brandendo un arma, senza però infierire,altrimenti si cade “nell’eccesso di legittima difesa”.


 Ad esempio se si viene malmenati e finita la colluttazione si raggiunge l’aggressore al bar e lo si aggredisce alle spalle, non è più legittima difesa ma aggressione premeditata, anche se è passato un breve lasso di tempo.
Il cane che viene cresciuto da un padrone coscienzioso non aggredisce chiunque gli si avvicini, se il suo istinto gli indica una minaccia egli reagisce di conseguenza senza scrupoli ma per sopravvivenza. Il padrone è la sua guida, lo trattiene, lo comanda, rassicurandolo che la situazione è sotto controllo. Inutile dire che quanto a comportamento corretto abbiamo molto da imparare da questi animali ma, possiamo fare un grossolano parallelo dicendo che in questo caso il padrone è la sua etica e morale. Solitamente tutto è gestibile fin tanto che ad essere aggredito non è il padrone stesso . In questi frangenti il cane non sarà più controllabile ma agirà con tutte le sue forze per poter salvare la vita al proprio padrone fino a quando avrà la certezza che l’aggressore non sarà più in grado di nuocere, anche a discapito della propria vita.

Quando la minaccia è reale 
 lasciamo agire l’istinto.

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